18/04/18

L'ultima chiesa



Se si percorre via Posillipo, ad esempio partendo da Mergellina, subito dopo piazza Salvatore Di Giacomo si troverà sulla destra una chiesa neogotica: Santa Maria Assunta di Costantinopoli di Bellavista.


Per comprendere la scelta del nome della zona, Bellavista, è sufficiente affacciarsi sul lato opposto di questa chiesa, che reca sulla facciata due iscrizioni:

 

adelaide e clotilde capece minutolo dei principi di canosa
edificarono s. maria di bellavista l’anno mdccclx 

Una chiesa fondata proprio nel 1860 dalle due generose benefattrici Adelaide e Clotilde Capece Minutolo: l'ultima ad essere costruita nella Napoli capitale.
Epigrafe nella chiesa.
Adelaide e Clotilde erano nate lo stesso giorno, l’11 novembre, ma non erano gemelle, essendo la prima del 1805 e l’altra di tre anni più piccola; avevano una sorella maggiore, Paolina, nata nel 1803. 
Paolina si sposò con Francesco del Balzo dei Duchi di Caprigliano, ma le due sorelle minori fecero una scelta differente, la quale era in discontinuità con la tradizionale alternativa che si poneva ad una donna di alto rango: o sposa o monaca. Adelaide e Clotilde non fecero né l’uno né l’altro, ma decisero di restare insieme, libere, nella vita secolare: una decisione non facile, non necessariamente compresa e condivisa dai loro contemporanei.
Di Adelaide si conoscono alcune lettere inviate alla nipote (che aveva il suo stesso nome) figlia della sorella maggiore Paolina, alla quale era molto affezionata, come del resto Clotilde, pubblicate nella sua biografa in francese, opera dell’amica Pauline La Ferronnays Craven, che la scrisse pochi mesi dopo la morte di Adelaide, avvenuta il 9 gennaio 1869. Adelaide e Clotilde erano solite frequentare i più elevati personaggi della corte, come ad esempio il fratello di Re Ferdinando II, Leopoldo di Borbone, Conte di Siracusa. Nonostante la posizione sociale, sia Adelaide
La controfacciata.
che Clotilde, donne di grande fede, accettarono di vivere modestamente, sborsando quasi tutto quello che avevano per far costruire la chiesa. Ottennero da Re Francesco II la concessione del terreno e organizzarono anche una colletta tra i fedeli della zona. Fu un gesto di grande generosità che le sorelle compirono per donare alla comunità locale un luogo di culto, di cui era sprovvista, lungo la “Strada Nuova”: il nome originario di via Posillipo. La chiesa fu arricchita di un bell’organo del settecento, di pregevoli pannelli intarsiati, di sculture in legno e pitture di scuola caravaggesca. 
Clotilde, che scrisse un Diario, ebbe una solida formazione musicale e divenne compositrice. Raccolse un importante archivio musicale che comprendeva anche dei manoscritti autografi di Giovanni Paisiello, raccolta che poi donò alla Biblioteca del Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli, nel 1882, venti anni prima di morire all’età di 94 anni. La sua arte si espresse soprattutto in composizioni sacre: Messa a quattro voci, Te Deum, Stabat Mater, tanto per ricordarne qualcuna. 
L'organo del '700.
Le due sorelle vissero appieno il tormento dei giorni terribili che portarono alla dissoluzione violenta del Regno delle Due Sicilie e un atteggiamento ambivalente è forse da ascriversi proprio al clima di confusione e falsità che si respirava. Così Adelaide, da un lato, sembrò abbracciare la causa degli invasori, dall’altra mantenne un atteggiamento di concreta vicinanza affettiva verso i legittimi sovrani scalzati dall’occupazione. Poiché con il regime piemontese la coscrizione era diventata insopportabile e molti giovani preferivano la diserzione, essa li aiutava, se ne prendeva cura nei loro nascondigli nella collina di Posillipo, ma anche cercava di convincerli a rientrare nei ranghi. Insomma, ci si sarebbe aspettata una fedeltà assoluta alla propria terra, mentre Adelaide era ambigua e in parte irretita nelle tragiche menzogne, vestite di illusioni, che circolavano nell'ormai ex capitale. Giunse ad accettare l’incarico di Ispettrice dei Regi Educandati offertole, il 6 gennaio 1861, da Luigi Settembrini, a sua volta Ispettore generale per gli studi nelle province napoletane del nuovo Stato usurpatore. Anche Clotilde, del resto, dette spazio nel suo Diario alle drammatiche illusioni risorgimentali per le quali, ancora oggi, il popolo duosiciliano paga un pesante prezzo in termini di impoverimento e disprezzo.

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