04/04/18

Il chiostro dell'eruzione


Nel quartiere San Giovanni a Teduccio c'è una chiesa risalente al 1517: Santa Maria Succurre Miseris.


Fin dall'origine è stata officiata dai Padri Agostiniani, che tuttora vi permangono, i quali ne videro la costruzione grazie all'autorizzazione di papa Alessandro VI: il discusso Rodrigo Borgia, che ebbe in Girolamo Savonarola un acceso accusatore. 
La chiesa è stata ampiamente rimaneggiata nei secoli seguenti, ma il chiostro ha conservato pressoché intatte le sue eleganti forme rinascimentali.
Il porticato ha volte a crociera e pilastri che sorreggono archi a tutto sesto in piperno (la pietra vesuviana che è tanto presente a Napoli), al centro del chiostro c'è un bel pozzo che comunica con l’antico acquedotto greco-romano.
Sotto il portico, un'interessante epigrafe datata 17 Dicembre 1631, resta a testimoniare la tremenda eruzione del Vesuvio di quell'anno e il maremoto che ne conseguì. Si trattò forse dell'eruzione più devastante dopo quella del 79 d.C. che distrusse Pompei, Ercolano e Stabia. Le prime avvisaglie ci furono il 16 Dicembre, poi il giorno seguente il fenomeno si sviluppò in tutta la sua forza. Le vittime furono oltre 4000. 
La chiesa di Santa Maria Succurre Miseris fu, però, salva tanto dal fuoco quanto dall'acqua, come ricorda l'epigrafe:

Viandante, fermati, leggi, stupisci.
Il litorale brucia per la fiamma del Vesuvio mentre tutto il Vesuvio e il monte nemico in fiamme infuria.
Dalle acque questo tempio mantenne immune la Beata Vergine prodigiosa, spintasi davanti alle porte, oh miracolo, dalla rovina anche questo tempio salvò e sembrò respingere con la mano il fuoco e l'allagamento.
Il giorno 17 del mese di Dicembre 1631.


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